A nessuno è fregato un cazzo di cosa è successo a Carlotta - James Hannaham

Pubblicato il 8 febbraio 2025 alle ore 14:10

Carlotta Mercedes è una quarantaquattrenne nera, di origine latina, transessuale che, poco più di vent’anni prima dello svolgimento della nostra storia, si trova nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con la persona sbagliata, ovvero suo cugino Kaffy, che, nel tentativo di svaligiare un negozio di liquori, estrae una pistola e fa fuoco contro una donna che rimane gravemente invalida. Carlotta, che all’epoca si chiamava Dustin, finisce in prigione dove, come apprendiamo ben presto dalle brevi, beffarde e tremende pennellate offerte dall’autore, subisce ogni genere di abuso psicologico, fisico e sessuale, da parte di altri detenuti o delle stesse guardie. Il romanzo si apre proprio con l’ennesima udienza per la libertà condizionale di Carlotta che, finalmente, ottiene. Tuttavia, reinserirsi nella società dopo tanto tempo trascorso in uno spazio alienante e spersonalizzante come il carcere sarà un percorso complesso e non necessariamente consolante.

Il quarto romanzo dello statunitense James Hannaham è un’opera spietata, ironica, cruda e spiazzante, capace di raccontare la marginalità e l’emarginazione con una grande lucidità e uno stile fresco e arguto. E lo fa costruendo una grande protagonista che, nel suo essere nera, trans ed ex galeotta, riesce ad assumere su di sé, come un vero e proprio capro espiatorio, le ipocrisie, le contraddizioni e i pregiudizi della società nel suo complesso. Tuttavia, Hannaham, riesce a evitare ogni forma di retorica e sentenziosità ed è proprio questo aspetto a rendere A nessuno è fregato un cazzo di cosa è successo a Carlotta un grande romanzo. La storia di Carlotta ci viene raccontata passando in maniera fluida e dinamica dalla terza alla prima persona e poi di nuovo alla terza, e l’impiego di questo espediente narrativo ci ricorda continuamente che l’unico punto di vista che avremo, l’unica voce che ascolteremo è quella sboccata (come si intuisce dal titolo), scorretta, ironica e irresistibile della sua protagonista. Carlotta ci racconta violenza, sofferenza, dolore e sopruso con un umorismo graffiante che unisce miracolosamente l’hard boiled alla commedia brillante. Basterebbe la scena di apertura, in bilico tra il grottesco e la farsa, in cui la stanza dell’udienza per la libertà condizionale diviene una sorta di palcoscenico popolato da maschere comiche e terribili, che giudicano la vita di un essere umano con disarmante freddezza. Il tutto sotto gli occhi dell’implacabile Carlotta, che ci commenta ogni passaggio con sferzante ironia, senza scadere nel patetismo o nel facile vittimismo. Lo stile anticonformista del romanzo, che sfida in alcuni passaggi anche le regole della punteggiatura e della sintassi, è perfettamente riassunto dall’esuberanza di Carlotta.

Il romanzo di Hannaham affronta temi attuali, significativi e forse abusati negli ultimi tempi, specialmente sul versante della rappresentazione gender, ma lo fa con grande intelligenza ed eleganza, regalandoci un romanzo che, in alcuni passaggi, ricorda le migliori pagine dei capolavori hard boiled del grande Edward Bunker, autore straordinario capace di raccontare la realtà carceraria con una lucida crudezza che raggiungeva punte di lirismo inaspettate. Anche Hannaham, attraverso la voce della sua protagonista, innocente e colpevole allo stesso tempo, denuncia le storture di un sistema legale e carcerario che priva gli esseri umani di dignità, di identità, di valore e, soprattutto, di un futuro. Ci racconta un sistema che insegna e pratica la violenza e che rende impossibile ogni forma di reinserimento sociale. In questo senso, le pagine in cui Carlotta, dopo vent’anni in prigione, torna libera e, camminando per le strade di New York, può finalmente apprezzare le piccole cose quotidiane, sono di grande impatto emotivo. Difatti, la gioia iniziale si tramuta ben presto in orrore, paura: la città è sporca, i rumori sono assordanti, la massa è anonima e Carlotta, seppur libera, si sente ancora più sola ed emarginata di quanto si sentisse in prigione dove, paradossalmente, era vista, riconosciuta, percepita, seppur come oggetto di violenza e di sopraffazione. Nel mondo, non è nessuno. E non lo è nemmeno per la sua famiglia, come scoprirà ben presto.

“Ma per Carlotta, la vita al chiuso aveva cominciato a significare che la gente sapeva della sua esistenza E probabilmente questa è la parte più pericolosa. In quel mondo soffocante ognuno aveva qualcosa da offrire, fosse soltanto una sigaretta, e anche se Carlotta si fosse unita alle fila dei più violenti, dei più incontrollabili ragazzi problematici che fossero mai finiti in isolamento, qualcuno l’avrebbe guardata in faccia, qualcuno avrebbe avuto bisogno in qualche modo di avere a che fare con lei, con qualsiasi metodo, dalla tenerezza all’assassinio” (p. 35)

In conclusione, A nessuno è fregato un cazzo di cosa è successo a Carlotta ci racconta argomenti complessi, che hanno a che vedere con la costruzione individuale e sociale del sé, con il senso di colpa, con i valori che attribuiamo al concetto di libertà e, infine, con la marginalità, ricercata o imposta che sia. Hannaham, con questo ottimo romanzo, ci insegna che è possibile farlo senza ricorrere alla sentenziosità o, cosa che accade sempre più raramente purtroppo, senza spiegare ogni passaggio, in modo da indirizzare fastidiosamente il lettore verso la comprensione più moralmente ed eticamente giusta e politicamente corretta del messaggio che la narrazione vuole veicolare. Hannaham non ne ha bisogno perché sono le azioni di Carlotta, le sue battute sboccate e le sue riflessioni lucide e concise a raccontarci la realtà. Carlotta non è un’eroina, è una vittima che non si comporta mai da tale, è contraddittoria e straordinariamente umana. In fin dei conti, è il prodotto di un sistema corrotto e malfunzionante, ma che riesce a trovare sempre e comunque la forza di regalare al lettore una battuta sagace e di restare tenacemente attaccata alla vita. Consigliatissimo.

 

 

 

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