
L’Ultima Ora tra i Mondi, primo volume della dilogia Echo Archives, rappresenta un tentativo di inserirsi nel genere fantasy con un tocco di multiverso e tinte horror, ma fallisce su più fronti, a partire dall'impostazione narrativa fino alla qualità della scrittura stessa.
Melissa Caruso, laureata in Scrittura Creativa, si presenta nel retro di copertina come una persona appassionata di giochi di ruolo e giochi da tavolo. Questo dettaglio sembra essere il fulcro più rilevante della sua identità letteraria, enfatizzato quasi come una giustificazione del suo approccio narrativo. Altra curiosità aggiunta è che sia nata il giorno del solstizio d’estate, un’informazione più folkloristica che significativa. La stessa menzione del fatto che questo libro sia arrivato finalista al Morningstar Award non aggiunge credibilità, dato il valore pressoché nullo di questo riconoscimento.
L'autrice: una presentazione non entusiasmante
Melissa Caruso, laureata in Scrittura Creativa, si presenta nel retro di copertina come una persona appassionata di giochi di ruolo e giochi da tavolo. Questo dettaglio sembra essere il fulcro più rilevante della sua identità letteraria, enfatizzato quasi come una giustificazione del suo approccio narrativo. Altra curiosità aggiunta è che sia nata il giorno del solstizio d’estate, un’informazione più folkloristica che significativa. La stessa menzione del fatto che questo libro sia arrivato finalista al Morningstar Award non aggiunge credibilità, dato il valore pressoché nullo di questo riconoscimento.

Dai giochi di ruolo ai romanzi fantasy
Fin dalle prime pagine, il romanzo mostra una struttura che sembra attingere direttamente dal mondo dei giochi di ruolo. I personaggi sono suddivisi in classi e gilde, ognuna con abilità specifiche: la Gilda dei Segugi, a cui appartiene la protagonista, è specializzata nel recupero di persone scomparse nelle realtà parallele; la Gilda dei Gatti è composta da individui agili e furtivi; la Gilda dei Corvi eccelle nell’osservazione e nella raccolta di informazioni.
Questa impostazione, che potrebbe funzionare in un contesto ludico, si traduce in una caratterizzazione monodimensionale dei personaggi. Sono poco più che archetipi da gioco di ruolo, senza sfumature psicologiche reali. Il lettore ha la sensazione che siano simulacri vuoti, pensati più per essere riempiti da un giocatore che per esistere come individui complessi in una storia coinvolgente.
La protagonista, Kembral Thorne, incarna il classico stereotipo dell’eroina fantasy infallibile e moralmente superiore. È una ragazza madre, un aspetto che potrebbe aggiungere profondità al suo personaggio, ma che rimane un semplice dettaglio di contorno. Nonostante le difficoltà della sua situazione, affronta ogni sfida senza mai lasciarsi realmente abbattere, priva di conflitti interiori o momenti di reale vulnerabilità.
La storia si apre con Kembral invitata al Cambiodanno, la festa di fine anno organizzata da Dona Marjorie Swift, membro del Consiglio dei Maggiori. L’evento vede la presenza dei potenti mercanti e banchieri di Acantis: "gli imponenti, seriosi mercanti e banchieri della classe che governava la grande città-stato di Acantis."
Ma, senza una chiara motivazione, alla festa partecipano anche i membri delle varie gilde.
Nel bel mezzo della festa, un antico orologio inizia a rintoccare e gli ospiti cominciano a morire uno dopo l’altro. Kembral, senza capire bene cosa stia accadendo, cade in un’Eco—una dimensione parallela alla realtà originale, chiamata Alfa—e si ritrova costretta a rivivere la serata nella nuova realtà distorta. Ogni volta che l’orologio rintocca, viene trascinata in un’Eco successiva, in un ciclo che sembra senza fine.
L’idea delle Echi, realtà sovrapposte sempre più distorte e orrorifiche, potrebbe essere interessante, ma viene sviluppata in modo confuso e appesantita da spiegoni innaturali messi in bocca ai personaggi nei momenti meno opportuni. Il concetto di multiverso sembra inoltre ricalcare la recente ondata cinematografica del Marvel Cinematic Universe, senza però aggiungere nulla di originale o innovativo.
La scrittura: il vero punto debole
Se la trama non brilla per originalità, è la scrittura a rappresentare il problema più grande del romanzo. Lo stile è basilare, privo di qualsiasi guizzo creativo, e si limita a un compitino scolastico. L’autrice infarcisce il testo di frasi che sembrano prese da un manuale di scrittura per principianti, come:
"Cercai nella sala facce familiari, ma era difficile distinguerle in quel mare di colori sbiaditi."
Questa costruzione vaga e inconsistente non comunica nulla di concreto, risultando più una frase che "suona bene" che una vera descrizione. E a un certo punto, non ci si meraviglierebbe di leggere frasi degne di un aspirante scrittore alle prime armi, come: "Sembrava che il tempo si fosse fermato", "Ci fu un silenzio assordante" e "Un brivido le percorse la schiena", per poi trovare davvero, più volte nel romanzo, i brividi scuotere la spina dorsale e il midollo della protagonista.
Inoltre, il romanzo soffre di una ripetitività esasperante. Kembral ripete continuamente a se stessa qual è il suo obiettivo, come se il lettore non fosse in grado di ricordarlo da solo. In pochi paragrafi, viene ribadito più volte che deve riportare in salvo gli ospiti della festa, con frasi come:
"Con un po' di fortuna avrei potuto riportare tutti al sicuro in Alfa e tornare a casa per l'una, come avevo promesso a mia sorella." (pag. 59)
"Dovevo coordinare un recupero di massa da un’Eco." (pag. 60)
"Dovevo solo trovare un modo per tornare in Alfa e guidare le centinaia di ospiti e il personale della festa di Dona Marjorie fin lì." (pag. 63)
"Un motivo in più per sbrigarsi. [...] La mia priorità doveva essere trovare un modo per tornare a casa." (sempre a pag. 63).
A peggiorare ulteriormente la situazione ci sono i dialoghi, che risultano innaturali e forzati, in cui i personaggi si spiegano a vicenda retroscena che entrambi già conoscono, solo per informare il lettore.
"È la scelta migliore". Scrollò le spalle. "Che cos'hai contro di lei, comunque?"
"È un Gatto".
"Certo, i Gatti sono irritanti, ma non tutti sono poi così male. Io vado d'accordo con alcuni di loro. E anche tu".
"Non con questa. Non dopo la storia del diamante a stella".
Pearson sbatté le palpebre. "Oh, andiamo, Kem, era solo una questione di lavoro".

Conclusioni
L’Ultima Ora tra i Mondi di Melissa Caruso tenta di cavalcare le tendenze del momento con un fantasy basato sul multiverso, ma inciampa in una scrittura mediocre, personaggi piatti e una trama derivativa. L’impressione generale è quella di un’opera costruita senza cura né profondità, più simile a un esperimento narrativo che a un romanzo ben strutturato. Questo libro potrebbe forse trovare il suo pubblico tra lettori molto giovani o poco esigenti, ma per chiunque cerchi una lettura fantasy di qualità, non possiamo che consigliare di cercare altrove.
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